L’associazione
L’Associazione Provinciale di Aiuto Sociale (APAS) è un’organizzazione che opera per il supporto di detenuti, ex-detenuti e dei loro familiari. È nata a Trento nel 1985 per portare la solidarietà nel carcere cittadino. Nel corso degli anni si è sviluppata fino a diventare un ente che offre servizi di supporto sociale, alloggiativi e di formazione-lavoro. Dispone infatti di alcuni appartamenti concessigli da ITEA per ospitare persone che hanno (o hanno avuto) problemi penali e di uno spazio a Spini di Gardolo dove organizza tirocini rivolti a soggetti con problematiche giudiziarie. Dal 2018 ha ampliato il proprio raggio d’azione aderendo al progetto “Housing First”, promosso dalla Provincia e in collaborazione con i Comuni di Trento e Rovereto, con le organizzazioni ATAS e con la Fondazione Comunità Solidale, per dare una casa a persone in stato di grave emarginazione e senza dimora. I destinatari sono coloro che possono essere definiti gli “ultimi” della società, gli “invisibili”, che vivono per strada e non accedono nemmeno più ai dormitori. Vivere senza un tetto sopra la testa è un peso tanto grande da oscurare gli stimoli positivi che muovono chiunque di noi anche nel compiere le azioni più semplici e apparentemente scontate, come curare la propria persona e la propria salute, fare la spesa o cucinare. Dare una casa a queste persone è il primo fondamentale passo per ricostruire in loro la volontà di avere un futuro fatto di sicurezza e prospettive.
Il progetto
In questa esperienza si inserisce il progetto “Housing First - Casa che cura”, con il quale l’associazione persegue due obiettivi. Il primo è sostenere i costi (affitto, spese ordinarie e di energia) per un nuovo appartamento, così da poter dare una casa ad almeno altre 2 persone che ancora vivono in stato di precarietà o senza dimora fissa. Il secondo è creare un orto in cui gli ospiti possano mettersi alla prova con il lavoro e uno stile di vita sano: l’idea è quella di attivare un vero e proprio percorso formativo ed aggregante, un “laboratorio dall’orto alla cucina” che parta dalla terra e arrivi in casa. Seminare e curare le piante è anche un modo per ricominciare a prendersi cura di sé; preparare il cibo, frutto delle proprie fatiche, contribuisce ad aumentare la propria autostima; e infine riempire di sapori e profumi la cucina, il luogo più vissuto della casa, significa tornare a vivere. Al laboratorio potranno partecipare 16 ospiti, costantemente seguiti da volontari, formatori e operatori specializzati con competenze di accompagnamento e sostegno psico-educativo per le attività legate all’abitare. In questo caso, i fondi serviranno all’acquisto di materiale e attrezzature necessarie per l’attività dell’orto e del laboratorio e per coprire le spese relative ai formatori e agli operatori specializzati. Il progetto è rivolto ai senzatetto, ma a beneficiarne è tutta la comunità che, riportando queste persone a essere cittadini attivi, ottiene anche un risparmio economico, in quanto diminuiscono le spese per dormitori, per altri servizi di bassa soglia e quelle sanitarie di chi vede peggiorare la sua salute stando in strada.
Quanto dobbiamo raccogliere
Servono 16.200 euro per aprire e gestire un nuovo alloggio per 2 persone e organizzare per un anno attività di laboratorio per 16 ospiti.